Arte

Salvador Dalì: il misticismo nucleare

Ehilà Billy! Come te la passi?

Io alla grande, anzi ti dirò di più...sono di ritorno da un piccolo viaggio in Spagna, durante il quale ho avuto modo di visitare uno dei musei più folli, psichedelici e geniali di tutti i tempi.

Museo di Salvador Dalì, Figueras 

Come ormai saprai, il mio amore per l’arte è tanto profondo quanto...ehm...quanto...più o meno così:

Perciò aver avuto l’occasione di esplorare ogni minimo angolo del nientepopòdimenoche Museo di Salvador Dalì è stata un’esperienza ai limiti della catarsi interiore, che mi ha permesso di approfondire le conoscenze su questo “personaggio” non solo come artista, ma soprattutto come persona.

Ma come Billy, qui siamo su Fisici senza palestra: i lettori sono affamati di scienza, scoperte tecnologiche e calcoli matematici! Che ci faccio io qua a parlare di arte? Senza perderci in troppe chiacchiere, arriviamo al dunque: se ti dicessi misticismo nucleare?

Ancora nulla?

Hiroshima, 6 agosto 1945

Adolf Hitler era già morto nel suo bunker a Berlino, la Germania si era già arresa alle forze alleate e l'Italia aveva già fatto il salto della barricata passando dalla parte degli Stati Uniti e delle altre nazioni che avevano combattuto il nazifascismo. Solo uno stato era rimasto a combattere: il Giappone. Il pretesto perfetto per gli Stati Uniti per utilizzare i risultati del progetto Manhattan (a lungo portato avanti con l'impegno dei più grandi fisici del mondo.)

Il timore degli Stati Uniti, o almeno, la "scusa" utilizzata per l'atrocità commessa, era che il Giappone sarebbe stato in grado di portare avanti la guerra, anche da solo,causando numerose vittime statunitensi. E così si decise che poter chiudere la guerra mondiale in 43 secondi netti fosse una decisione molto migliore.
Per questa ragione, la mattina del 6 agosto, prende il volo l'Enola Gay. L'intenzione degli Stati Uniti è chiarissima: porre fine alla guerra una volta per tutte, puntando sull'atomica.

«L’esplosione della bomba atomica, il 6 agosto del 1945, aveva provocato in me una vera e propria scossa sismica. Da allora, l’atomo fu il principale oggetto dei miei pensieri. In molti scenari da me dipinti in quel periodo trova espressione la grande paura che mi assalì allorché appresi la notizia dell’esplosione della bomba atomica. Decisi di utilizzare il mio metodo paranoico-critico per sondare quel mondo»

In seguito ad un evento tanto sconvolgente, Salvador Dalì da inizio ad una nuova pittura, impostandola su soggetti classici di carattere cristiano interpretati sotto chiave scientifica.

Ecco come quest’uomo fonde tre grandi generi fino ad allora completamente estranei l’uno dall’altro: atomismo, misticismo ed età classica.

Da allora Dalí si interessa alle teorie della fisica nucleare, quantistica, della relatività, che sostituirono in gran parte le precedenti fonti di ispirazione provenienti dalla Psicoanalisi.

Leda atomica, 1949

Leda atomica è uno dei primi dipinti che sintetizza a pieno il concetto di misticismo nucleare: in questa tela l’artista fonde con un motivo tratto dalla mitologia classica (Zeus, trasformatosi in un cigno, riesce a possedere Leda, interpretata in questo caso da Gala, la dea metafisica di Dalì) la concezione atomistica diffusasi nel periodo grazie al progresso fisico. Ogni elemento dello quadro galleggia sospeso nello spazio, come tanti frammenti scomposti, mettendo in evidenza un equilibrio creato dall’insieme delle forze che legano gli atomi e dunque delle unità fondamentali della materia.

Devi sapere Billy che per Dalì nulla è lasciato in balia del caso, c'è molto di più: ammettiamo di voler sostenere che la matematica può essere, oltre che un valido supporto tecnico per gli artisti, anche un eccezionale stimolo creativo.

«Devi, soprattutto da giovane, usare la geometria come guida alla simmetria nella composizione delle tue opere. So che i pittori più o meno romantici sostengono che queste impalcature matematiche uccidono l'ispirazione dell'artista, dandogli troppo su cui pensare e riflettere. Non esitare un attimo a rispondere loro prontamente che, al contrario, è proprio per non aver da pensare e riflettere su certe cose, che tu le usi».

Dalí suggerisce una "ricetta" per la bellezza: fissa le proporzioni geometriche e poi lasciati andare, il risultato sarà sicuramente bello a vedersi. Questa ricetta è resa esplicita dai bozzetti preparatori di Dalí, uno tra tutti quello della Leda Atomica: il piede destro di Gala-Leda finisce in una delle cinque punte della stella pitagorica descritta dalle diagonali di un pentagono, inscritto nella circonferenza il cui diametro delimita la larghezza del quadro; la circonferenza è tangente in basso al basamento dello sgabello su cui è seduta Leda, la testa della donna è interamente contenuta nella punta centrale della stella.
La Leda è uno degli esempi di quadri basati sul concetto di sezione aurea: in un pentagono regolare, infatti, il rapporto tra ogni diagonale e il lato è uguale proprio a questo numero, ϕ, noto nei secoli come numero aureo, il numero d'oro.

Alla fine degli anni ’40, mosso dalla nuova “mistica nucleare”, la “materia” dei suoi colori si dispone sulla tela cercando di dare forma alla visione mistica del mistero divino della materia, di Dio e del corpo di Cristo nel grembo della Vergine Maria.
Nasce così la prima tela “mistica” a soggetto religioso, La Madonna di Port Lligat, perché anche il paesaggio marino del villaggio natale
di Dalí in cui è collocato il soggetto, Port Lligat appunto, è trasfigurato dalla mistica dell’atomo. E la moglie Gala, musa dell’artista, presta il suo volto a quello della Vergine Madre di Gesù.

La composizione generale è stata ispirata da una Sacra Conversazione di Piero della Francesca (detta anche la Pala di Brera, perché conservata nell’omonima Pinacoteca di Milano): l’uovo come pendolo della conchiglia, le colonne sormontate da un arco, la postura della Vergine con il capo leggermente chino e le mani giunte in preghiera per venerare il bambino, richiamano quell’opera. Ma la particolarità del dipinto di Dalí sta, anche in questo caso nella «separazione dei vari elementi che librano nello spazio, tenuti in equilibrio da misteriose forze di attrazione e repulsione, come avviene negli atomi»

Inutile dire che Dalì sia un personaggio fortemente contraddittorio, privo di un reale ed unico credo: razionale, mistico, cattolico, credente e miscredente. Nel 1951, quando la chiesa si stava indirizzando ad accettare le nuove idee scientifiche riguardo la teoria del big bang, Salvador Dalì pubblica il suo manifesto mistico, dando concreta forma al suo pensiero:

«A un ex surrealista non può capitare niente di più sovversivo che diventare mistico e saper disegnare. Io vivo al momento entrambi questi tipi di forza. [...] la gravissima crisi del misticismo daliniano si fonda essenzialmente sul progresso di particolari scienze della nostra epoca, soprattutto sulla spiritualità metafisica della sostanzialità nella fisica quantistica»

Seppur umanamente disperato per le sorti delle vittime, non prende le distanze rispetto alla fisica atomica come gli altri surrealisti. Egli segue una posizione personale, e ne continua a celebrare la potenza e la modernità. Per lui, l’artista ha l’obbligo di trasmettere la cosmogonia del suo tempo. Questa tela ne è l’esempio: la testimonianza dello shock iniziale del dopo-atomica, l’atmosfera devastata dal bombardamento notturno, qualche stralcio di cielo azzurro.
In un chiaro di luna, la liberazione di atomi impazziti, trattenuti dalla materia.

Modernismo e rinascimento, figure mortifere e fuoco nucleare, caos e ordine supremo, il tutto sospeso nello spazio.

Un personaggio, un artista, un uomo folle e anti-convenzionale, nonché amante delle rigorosità geometriche e fisiche: Salvador Dalì.

Billy, per oggi ho finito, che te ne pare? La fisica nell’arte, ci provo ogni volta.

Spero che questo misticismo atomico non ti abbia fatto “decadere" nella noia, alla prossima!

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