Esplorando il corpo umano

Africa e crisi epil-etiche: un aiuto dall'Italia

Maputo, Mozambico.

Una perla delle coste orientali africane, ex colonia portoghese dilaniata fino al 1992 da una violenta guerra civile; un paese che cerca di rinascere e di crescere, ancora però soffocato da una moltitudine di problemi che sono purtroppo all’ordine del giorno nel continente nero.

Tra questi il più straziante è la salute.

Accedere ai servizi sanitari in Mozambico è una guerra: un posto letto ogni 1.800 abitanti, un medico ogni 44.400 persone, mortalità infantile del 190 per mille.

L’Hospital Central de Maputo non fa eccezione: per 3000 pazienti epilettici c’è un unico medico a prendersi cura di loro.

In questo panorama buio, un bagliore di speranza viene da una ricerca tutta italiana.
Il Politecnico di Milano e il CNR-IPCF di Messina, in collaborazione con l’Istituto Neurologico C. Besta sono riusciti a mettere a punto uno strumento di diagnostica portatile, di facile uso e non invasivo, che possa sostenere un’attività clinica ogni giorno più difficile.

Abbiamo già parlato di come l'elettricità scorra nel nostro cervello.
In più della metà dei casi ancora oggi l'origine di questo disturbo è ancora sconosciuta; ciò che sappiamo è che con il generico termine "crisi epilettica" ci riferiamo ad una scarica elettrica atipica e prolungata di cellule nervose della corteccia celebrale o del tronco cerebrale.
Il farmaco antiepilettico di più ampio utilizzo a Maputo è la Carbamazepina (CBZ), che agisce da "sodio bloccante", cioè tenta di ridurre l'eccitabilità elettrica della membrana delle cellule inibendo i canali del sodio: se ricordi Billy erano proprio le proteine canale per il sodio a permettere all'impulso di nascere e di "viaggiare" nel cervello.

Gli effetti terapeutici della CBZ dipendono dalla sua concentrazione nel sangue; il nuovo strumento diagnostico è costituito da sensori SERS (Surface Enhanced Raman Spectroscopy) e da un dispositivo Raman miniaturizzato, realizzato dalla Hamamatsu Photonics.

La spettroscopia Raman è magica ma ahimé, molto difficile da spiegare ad un profano.
Cerchiamo di semplificare il più possibile le cose.
In pratica, si fa incidere sul campione da analizzare una radiazione elettromagnetica monocromatica nello spettro del visibile, un laser per capirci che, interagendo con gli elettroni di cui la materia è composta induce su di essi un dipolo elettrico; la SERS, rispetto ad un Raman "classico", amplifica l'effetto aggiungendo delle nanoparticelle metalliche e delle soluzioni che le leghino al materiale che stiamo analizzando ma, ciò che alla fine si fa non cambia: si misura la radiazione diffusa e si analizza lo spettro in modo da ottenere informazione sul nostro bersaglio.

Con il nostro strumento, tramite il prelievo di una sola goccia di sangue la risposta SERS di CBZ in siero sarà in grado di dedurre il dosaggio del farmaco.

La tecnologia sviluppata per la Carbamazepina è in corso di studi per altri farmaci per la cura di altre patologie, come ad esempio il parkinson.

I vantaggi di questa nuova tecnica sono molteplici; il paziente non dovrà in questo modo essere sottoposto a ripetuti prelievi ma avrà la possibilità di avere una risposta rapida, in pochi minuti, sulle proprie condizioni di salute, in modo che l’epilettologo possa rapidamente intervenire e, sulla base del dosaggio rilevato, capire se l’insorgenza di nuove crisi epilettiche sia causato da farmacoresistenza oppure a scarsa adesione alle indicazioni terapeutiche.

Questo nuovo modo di intervenire, celere, indolore e locale potrebbe essere una aurea svolta nella cura di un gran numero di persone in un angolo del mondo in cui troppa poca attenzione è loro rivolta.

Questa collaborazione collega tra loro due realtà tra loro apparentemente distanti, Milano e Messina, volta a cercare una soluzione per una realtà ancor più lontana e per provare ad offrire una via di fuga da un tortuoso sentiero di mancanze e far arrivare la tecnologia laddove manca fisicamente il personale sanitario.

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