Interviste

Chi (ri)cerca trova? Giorgio Parisi risponde

La ricerca nasce dalla curiosità, nasce dalla meraviglia, nasce dallo stupore degli occhi dell’uomo di fronte ad uno spettacolo, a cui tutti i giorni assistiamo: la Natura.
La storia ci insegna che la ricerca, insieme allo sviluppo e alla cultura, sono la base del progresso di un Paese. Uno stato che nel 2016 non investe in innovazione e ricerca non può avere futuro.

Ogni anno, in Italia, la ricerca e il mondo accademico (e quello scolastico, più in generale) subiscono assurdi tagli in nome d’ideali, che sono una pericolosa minaccia per lo sviluppo del nostro Paese: chi rinnega l’importanza della ricerca e della cultura, infatti, frena il progresso e limita il futuro dei propri giovani. In una società tecnologicamente avanzata, tutto ciò è inaccettabile. È necessario fare sentire la propria voce. E farlo al più presto.

Il professor Giorgio Parisi, ordinario a “La Sapienza” di Roma, considerato uno dei fisici più autorevoli a livello internazionale (secondo la scala h-index) e uno dei migliori scienziati italiani in assoluto, è portavoce di un messaggio importante. È in corso un appello per salvare la ricerca. Per salvaguardare il futuro dell’Italia. Il nostro futuro.
A causa dei pesanti tagli, infatti, più di 10-15.000 ricercatori italiani sono dovuti migrare all’estero. In un mondo dominato dall’economia della conoscenza, questo non è accettabile.

Un ricercatore italiano ha il DIRITTO di poter lavorare in Italia, con la dovuta retribuzione e con gli adeguati fondi a disposizione.

L’emozione provata dopo la buona riuscita di una ricerca scientifica è impagabile. E noi non vogliamo smettere di commuoverci di fronte a questa grandezza. Vogliamo continuare a commuoverci e ad ammirare la bellezza della Natura. È un nostro diritto. È il nostro futuro. È il futuro di chi ha a cuore il nostro Paese.
Oggi abbiamo avuto una grande opportunità: intervistare il professor Parisi.


 Professor Parisi, in questi giorni tutto il mondo – scientifico e non – è in fibrillazione per la notizia della rivelazione delle onde gravitazionali. Nonostante questo grande entusiasmo, però, non mancano le polemiche. Specialmente sui social, infatti, girano slogan del tipo “Perché questi soldi non sono stati usati per opere benevole per l’umanità e per il mondo?” Cosa si sente di rispondere?

I soldi usati per le onde gravitazionali sono una frazione infinitesima di quelle usate per mantenere in funzione l’arsenale atomico. Il progetto americano attualmente in discussione di fare una nuova bomba atomica dovrebbe costare mille miliardi di euro.

La ricerca scientifica è senza dubbio fondamentale per il progresso del globo e dell’intera umanità. Perché in Italia non c’è la giusta attenzione verso questo mondo? Sappiamo, infatti, che è membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, l'accademia scientifica più antica del mondo, italiana. Il nome deriva dalla lince, per via dell'acutezza attribuita al suo sguardo. Un'acutezza che, per quanto riguarda la ricerca, oggi in Italia sembra essere stata dimenticata.

La mancanza di attenzione verso la ricerca scientifica credo che sia una vecchia tradizione italiana, a partire da Croce e Gentile. L’Accademia dei Lincei ha spesso cercato di attirare l’attenzione sui problemi della ricerca con scarso successo. Probabilmente anche colpa nostra, forse siamo stati troppo pigri e certamente non siamo stati abbastanza efficaci.

È facile rendersi conto come nella politica vi siano pochi intellettuali provenienti da ambienti scientifici. È un caso? Non crede che, per dare il giusto peso all'università e alla ricerca, sia necessario esser partigiani e attivi politicamente? Perché i politici-ricercatori sono cigni neri?

Gli scienziati sono abituati a comunicare per iscritto cercando di rivolgersi alla razionalità. La politica è principalmente comunicazione orale che si rivolge all’emotività. Inoltre c’è un problema più generale. Il dottorato non conta quasi niente nella società italiana. Invece in altri paesi, per esempio la Francia, tutta la classe dirigenziale privata ha un titolo di dottorato, quasi sempre rilasciato dall'Ecole Politecnique o dall'ENA (scuola nazionale d'amministrazione); Giscard d'Estaing, che era un ragazzo prodigio, aveva due dottorati, uno dell'Ecole Politecnique e l'altro dell'ENA. Da noi, nessuno pensa che, per fare il Presidente del Consiglio di Amministrazione di una grande industria, un dottorato sia utile; due dottorati non aiutano certo a diventare Presidente della Repubblica.

A tal proposito, dunque, quanto è importante la petizione sulla ricerca?

Secondo me è molto importante, in quanto è un segnale concreto che esiste un interesse di massa al finanziamento della ricerca italiana. La diaspora dei ricercatori italiani (e più in generale degli italiani più brillanti) sta diventando un fenomeno macroscopico che attira sempre di più l’attenzione dell’opinione pubblica.

Quale ruolo gioca la curiosità nella ricerca scientifica? Come spiegherebbe a un politico quanto sia importante la ricerca anche laddove i risultati conseguiti non siano riscontrabili nell’immediato?

La curiosità è fondamentale. Uno dei più grandi scienziati del ventesimo secolo, Richard Feynman, diceva che la scienza è come il sesso: entrambi hanno delle conseguenze pratiche, ma queste non sono il motivo principale per cui le facciamo. Il Nobel americano Isaac Rabi, in un’audizione al Senato, a una domanda di un senatore – se un dato acceleratore avrebbe avuto effetti economici o militari – rispose che quella ricerca scientifica non avrebbe arricchito nessuno e che non sarebbe servita per difendere l’America, ma che la scienza, come l’arte e la cultura, fanno parte di quelle cose per cui vale pena difendere l’America. Questa risposta non avrebbe convinto Tremonti che ha dichiarato che la cultura non si mangia. A Tremonti bisognerebbe rispondere come Faraday fece a un amico che gli chiedeva a che cosa potevano servire le sue scoperte sull’elettricità. Faraday disse candidamente che non lo sapeva, ma era convinto che la regina, dopo un secolo, ci avrebbe messo le tasse sopra. D’altronde la conoscenza scientifica non si può separare in pura e applicata e sviluppare la seconda senza la prima: può funzionare solo per qualche anno, ma poi si fermano tutte e due.

Dal suo punto di vista, quanto è importante la divulgazione scientifica?

La divulgazione scientifica è fondamentale. La ricerca usa finanziamenti pubblici ed è un diritto dovere del cittadino a essere informati.

Quanto è pericoloso l’analfabetismo scientifico in una società come la nostra?

L’analfabetismo scientifico in una società tecnologicamente avanzata è pericolosissimo: un cittadino analfabeta non capisce quello che gli succede intorno ed è possibile preda di credenze infondate, come per esempio la relazione inesistente tra vaccini e autismo.

Tra i numerosi titoli e premi, vanta anche una laurea honoris causa in filosofia. È possibile ricercare un legame tra filosofia e fisica? Quanto influisce la filosofia nella vita di un fisico?

In generale la filosofia è importante nella vita di tutti. I fisici fanno spesso filosofia senza saperlo. La distinzione tra filosofi e scienziati è recente: basti pensare a Cartesio, Leibniz e Kant. Io stesso sono socio dall’American Philosophical Society, fondata da Benjamin Franklin, con lo scopo di “promoting useful knowledge”.

Secondo lei, quali motivazioni dovrebbero spingere oggi un giovane studente a fare ricerca in Italia?

Una delle cose più belle nella vita è fare un lavoro che appassiona e diverte. Se vi piace la ricerca, fatela: tenete presente che nessuno vi assicura che la potrete fare in Italia; ma chi non risica non rosica.

Professore, nel ringraziarla e salutarla, le pongo un ultima domanda: che parole userebbe per convincere un giovane a firmare la sua petizione?

Un paese che costringe i suoi giovani talenti a emigrare distrugge il proprio futuro. Questa è la posta in gioco. Un giovane che firma, difende il futuro. 

FIRMA LA PETIZIONE!

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