Fisica

Il gatto mi ha mangiato la lingua

Caro Billy, forse ti starai domandando quale chicca io abbia in serbo per te quest’oggi, forse invece stai solo leggendo annoiato cercando di non cadere vittima di un’overdose di sole e gelato.

Ebbene, piccolo fedele, quello che sto per toccare è un argomento che potremmo definire delicato (ti vedo già lì, pronto a spararti).

Come mai delicato?

Beh, possiamo dire che più che nascere come argomento delicato, quest’ultimo lo è diventato, essendo vittima ogni giorno del fenomeno “Capra Quantistica”, cioè di uno stupro esagerato di tutto ciò che lo riguarda da parte di persone che tanto vicine alla fisica non sono e che quindi se scrivono la cazzata della vita neanche se ne accorgono. Tu a questo punto dirai: ”E a me dovrebbe interessare?

Prima di tutto: taci, villico.

Secondariamente posso dire che, essendo l’argomento particolarmente complesso, vorrei evitare di cadere vittima del fenomeno sopra citato (per approfondimento, vedi l’articolo riguardante l’Entanglement Quantistico, dove il fenomeno CQ viene descritto al meglio).

Devi sapere, o forse già sai, Billy caro, che nel lungo (anzi, relativamente parlando, lunghissimo) secolo che è stato il 1900, la fisica ha subito una trasformazione incredibile, vedendo comparire teorie e nuovi personaggi che nessuno mai avrebbe immaginato. Protagonisti di questa grandissima trasformazione sono coloro che hanno gettato le basi per una comprensione più approfondita della nostra realtà, coloro che hanno deciso di creare degli strumenti di “zoom in” che potessero valere universalmente. Se dovessimo fare un elenco (no, Billy, non oggi) di tutti i nomi dei personaggi che si sono visti partecipi di questa avventura potremmo veramente andare avanti a lungo, quindi mi limito a parlare di uno solo di questi.

Il suo nome è Erwin Schrödinger, fisico Austriaco, meglio ricordato per la sua celeberrima equazione, la cui comprensione a livello concettuale ha appassionato tantissimi studiosi di fisica e non (me compresa, Billy caro).

Per la tua gioia traspongo ora l’equazione di Schrödinger nella sua forma più conosciuta, cioè quella in dipendenza dalla variabile tempo:

(come al solito: grazie, Wikipedia).

Per quanto riguarda la comprensione matematica della stessa, ti invito, Billy burlone, a prenderti un paio di mesi da dedicare interamente a quella “H col cappellino! Checccarina! Ma che strana! Ma sarà mica…”

EHM, NOPE.

Quello di cui invece vorrei parlare io oggi è invece, senza dimenticare l’ ammirevole bravura di Erwin Schrödinger nel campo della fisica moderna, il talento di questo scienziato come comunicatore. Ebbene sì, razza di Billy, Schrödinger fu forse il primo fisico dell’epoca a rendersi conto della portata delle teorie che venivano formulate ai tempi e dello scoglio concettuale che avrebbero rappresentato per coloro che, tutti i giorni, si sarebbero trovati davanti ad esse.

“Cioè no, aspetta, ma quindi ‘sto elettrone è onda o particella? Ma che vuol dire? Che è tipo una specie di biscione? No, ma allora che cosa fa? NON CI CAPISCO NIENTEEE”

/pianto disperato/

Ecco, per ovviare a problemi simili a questi, che si sarebbero sicuramente presentati (e che, comunque, si sono presentati), Schrödinger pensò  bene di cercare di ingrandire la situazione, di applicare uno strumento di “zoom out” rispetto a quello che veniva trattato, per cercare di semplificare il concetto.

ELETTROENCEFALOGRAMMA PIATTO, lo so Billy, lo so.

E cosa  sarebbe questo strumento? Beh, esso non è altro che un racconto, una situazione descritta dal fisico per fare in modo che il mostro concettuale che stava emergendo dalle grandi menti del tempo non spaventasse e non fosse rifiutato dal “grande pubblico”, da tutti coloro che sbattevano il naso per la prima volta contro queste scoperte di portata non indifferente.

Questo racconto è propriamente noto ai più come il Paradosso del gatto di Schrödinger. Esso è basato su uno dei concetti di più ardua comprensione della meccanica quantistica, che però assume un’importanza peculiare nella descrizione della stessa. Si tratta del principio di sovrapposizione, il quale afferma che un sistema che può trovarsi in due stati distinti può, in realtà, assumere uno stato che sia combinazione lineare dei due. Tuttavia, quando il sistema precedentemente descritto viene osservato, esso è portato dall’osservatore ad assumere uno dei due stati.

TAN TAN TAN

Non so cosa tu stia pensando Billy, ma io sto riflettendo riguardo a quello che avrebbe potuto dire Husserl su tutto ciò. Visto che non sto scrivendo un libro, ma un semplice articolo, ti invito ad approfondire personalmente il pensiero di questo filosofo che io apprezzo moltissimo, in particolare le sue riflessioni riguardanti la differenza di approccio alla realtà che intercorrono fra uno spettatore disinteressato e un osservatore interessato (colui che osserva, intanto plasma).

Tornando a noi, mi permetto di trascrivere, parola per parola, la descrizione del suddetto paradosso fatta da nientepopodimeno che il traduttore di Erwin Schrödinger (trascriverla in tedesco mi sembrava un po’ azzardato, onestamente, anche se non metto in dubbio le tue doti da poliglotta, Billy):

[aesop_quote type="block" background="#282828" text="#ffffff" align="center" size="1" quote="Si rinchiuda un gatto in una scatola d’acciaio insieme alla seguente macchina infernale (che occorre proteggere dalla possibilità di essere afferrata direttamente dal gatto): in un contatore Geiger si trova una minuscola porzione di sostanza radioattiva, così poca che nel corso di un’ora forse uno dei suoi atomi si disintegrerà, ma anche, in modo parimenti probabile, nessuno; se l’evento si verifica il contatore lo segnala e aziona un relais di un martelletto che rompe una fiala con del cianuro. Dopo aver lasciato indisturbato questo intero sistema per un’ora, si direbbe che il gatto è ancora vivo se nel frattempo nessun atomo si fosse disintegrato, mentre la prima disintegrazione atomica lo avrebbe avvelenato. La funzione Ψ dell’intero sistema porta ad affermare che in essa il gatto vivo e il gatto morto non sono degli stati puri, ma miscelati con egual peso." parallax="off" direction="left"]

Insomma, questo micetto è un po’ vivo e un po’ morto. Uno zombie.

Ti starai chiedendo: come faccio a capire se è vivo o morto? 

Il punto è proprio questo, Billy! Devi ribaltare la tua prospettiva, cambiarla completamente, fai un grande sforzo! Il gatto non è O vivo O morto, il gatto è SIA vivo, SIA morto!

Nel momento in cui TU, piccolo pinocchietto, aprirai la scatola costringerai il gatto a precipitare nello stato di morte o di vita, ma fino ad allora esso giacerà innocentemente in una combinazione lineare dei due.

Ma ti rendi conto della portata di una visione simile, screanzato?

Abbiamo un’idea della RIVOLUZIONE che consegue da questa nuova concezione della fisica?

Ma che dico? Questa è una concezione rivoluzionaria che non si limita a coinvolgere la fisica, ma che abbraccia TUTTE le materie scientifiche!

Neanche la filosofia sarà più la stessa, l’idea della coscienza umana prenderà una nuova piega, assumendo una responsabilità fondamentale in quella che è la forma e la struttura della realtà (e torna in mente Husserl).

Qual è quindi la vera essenza della realtà?

Che essenza avrebbe essa se cambiassimo osservatore, se non ci fosse più un essere umano a ispezionarla?

E quale potrebbe essere un valido osservatore alternativo?

Anche la scienza sarebbe diversa?

La matematica, la fisica avrebbero senso senza di noi? O, per lo meno, avrebbero lo stesso senso?

Ti lascio con questi spunti di riflessione, caro Billy.

Tu intanto sarai lì a chiederti: sì, ok, ma allora qual è il senso reale di tutto ciò, di questa prospettiva?

La cosa che spero tu abbia capito, Billy combina guai, è che questa idea non ha un senso reale, essa non va vista secondo una logica interpretativa predefinita. Essa è infatti la logica interpretativa che la meccanica quantistica ci consegna fiduciosamente per far schiudere la realtà, essa non ha senso reale, essa è il senso reale di tutto ciò che ci circonda.

La scienza non è un insieme di asserzioni certe, o stabilite una volta per tutte, e non è neppure un sistema che avanzi costantemente verso uno stato definitivo. La nostra scienza non è conoscenza (epistème): non può mai pretendere di aver raggiunto la verità, e neppure un sostituto della verità, come la probabilità.

Karl Popper

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