Esplorando il corpo umano

Cervello artificiale: fantascienza o realtà?

Il cervello è il più complesso organo del corpo umano e ce n’è motivo, come diceva il medico Neal Barnard “ci sono più cellule nel cervello che lampadine a Las Vegas!”.

Il cervello di una persona adulta pesa poco più di un chilo, ha un volume di 1.500 cm3, (paragonabile ad un cavolfiore) e contiene 100 miliardi di neuroni e 100 trilioni di sinapsi.

Proprio questo piccolo organo gelatinoso, ben nascosto all’interno del nostro cranio, rende l’essere umano una creatura così misteriosamente complicata e affascinante.
Se si riuscisse a riprodurre, a costruire pezzo per pezzo il cervello, non rimarrebbe più nulla di unico in noi e il passo verso l’intelligenza artificiale sarebbe finalmente compiuto.

“Non esiste un vero confine che ci rende migliori della somma delle parti, non un punto di flesso in cui diventiamo pienamente vivi. Non siamo in grado di definire la coscienza perché la coscienza non esiste. Gli uomini fantasticano sull’esistenza di qualcosa di unico attraverso cui percepiamo il mondo, ma comunque viviamo in una spirale tanto chiusa e tanto stretta come quella in cui gli host vivono, raramente interrogandoci sulle nostre scelte, contenti la maggior parte delle volte di sentirsi dire cosa fare.
No amico mio, non ti stai perdendo assolutamente nulla.” ((“There is no threshold that makes us greater than the sum of our parts, no inflection point at which we become fully alive. We can't define consciousness because consciousness does not exist. Humans fancy that there's something special about the way we perceive the world, and yet we live in loops as tight and as closed as the hosts do, seldom questioning our choices, content, for the most part, to be told what to do next. No, my friend, you're not missing anything at all.”))

La realtà di Westworld sembrerebbe a quel punto assolutamente vicina ed il concetto di coscienza, quale lo intendiamo oggi come geloso ed unico possedimento della nostra specie, verrebbe a cadere.

Ma cos’ha di così peculiare e (finora) irriproducibile il cervello umano?

La componente fondamentale sono i neuroni.
Abbiamo già visto qui come il nostro cervello è una sorta di taser, continuamente attraversato da delle piccole scosse; i neuroni funzionano infatti tramite impulsi di natura elettrochimica che si generano e viaggiano dall’uno all’altro attraverso una membrana polarizzata, che presenta cioè una differenza di carica elettrica tra l’interno e l’esterno.

L’informazione, per passare però da un neurone all’altro, ha bisogno di una connessione tra queste piccole cellule diramate.

I neuroni nel cervello sono 100 bilioni e comunicano tra loro attraverso 100 trilioni di connessioni. I punti di congiunzione tra un neurone e l’altro sono le sinapsi e la comunicazione, il passaggio di informazione, avviene direttamente tramite corrente elettrica.
Proprio dalla salute delle sinapsi dipende lo stato di salute mentale.
Sebbene fino a poco tempo fa si pensasse che il declino cognitivo, come quello dell’età o dell’Alzheimer, fosse causato da una perdita di neuroni, è stato ora riconosciuto che la causa sta invece in un declino della salute delle sinapsi.

Se riuscissimo a riprodurre un sistema di organi elementari in grado di comunicare attraverso connessioni simili alle sinapsi forse l’intelligenza artificiale non sarebbe più solo un miraggio o un argomento affascinante su cui costruire una serie tv.

Un passo in avanti sembrerebbe essere stato fatto da gruppo di ricerca del CNRS di Bordeux, la cui ricerca è stata pubblicata sulla nota rivista Nature Communications.
Lo studio, guidato dalla Dottoressa Julie Grollier, si basa sul tentativo di riprodurre esattamente ciò che accade in natura.
La sinapsi artificiale, chiamata Memristor, è costituita da un sottile strato ferroelettrico all’interno di due elettrodi che permettono di regolare la resistenza attraverso impulsi di tensione, analogamente a ciò che accade nei neuroni.
La capacità di modulazione imita il processo biologico noto come plasticità sinaptica, che è alla base dell’apprendimento. Proprio grazie alla capacità di adattarsi della resistenza lo strumento è in grado di imparare informazioni che arrivano dall’esterno e, per mezzo poi dello strato ferroelettrico, è in grado di memorizzare, cioè di “ricordare” la corrente che lo ha attraversato.

La piena comprensione del processo, come si legge nello studio originale, potrebbe rendere possibile la costruzione di sistemi più complessi di questo, come una serie di neuroni artificiali comunicanti attraverso Memristor.

Saremo forse in grado di far uscire da un laboratorio un cervello funzionante?

E’ una prospettiva eccitante, potremo essere in grado di “costruire” degli pseudo-umani e le conseguenze sarebbero incredibili. Immaginate un giudice incorruttibile, un chirurgo dalla mano infallibile, un musicista che non sbaglia mai, nemmeno una nota.

Però, proprio il finale di Westworld ci mette in guardia sull’argomento, la prospettiva non è completamente rosea, un alone cupo ed inquietante aleggia sul nostro futuro: cosa rimarrà della coscienza umana?
Eliminando la possibilità di sbagliare cosa ne sarà dell’arte?
Le nostre azioni e le nostre emozioni sarebbero ancora le stesse?

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