Filosofia

Persa la Bastiglia, cosa ci resta?

Milano, Venerdì 13 novembre 2015.

Proprio nel giorno in cui ricorre l'appuntamento con Science for Peace, ad un migliaio di chilometri di distanza, beffarda coincidenza del maligno caso,  la forza motrice della annuale conferenza viene attaccata, dilaniata, in ogni modo abusata.

Parigi, Venerdì 13 novembre 2015.

Urla, sangue. Sangue innocente versato in nome di un fanatismo religioso, alimentato e mosso da sentimenti di odio e arrogante violenza che di metafisico non posseggono più nulla, proprio nella patria di un illuminismo che, molto in anticipo rispetto ai deprecabili fatti della contemporanea cronaca, propugnava una separazione netta tra politica e fede.

La riflessione che umilmente da parte di chi da lontano non può né ignorare, né tacere è volta all'impegno, alla mobilitazione di uomini, fondi, risorse che viene fatta, che si è sempre fatta, allo scopo di generare male, morte, dolore; e a morire non sono solo le persone inermi, senza colpa, ma anche l'umanità, la libertà, gli ideali.
Abbiamo "perso la Bastiglia", l'illuminismo, l'arbitrio e il raziocinio.
Cosa ci resta?

Facciamo un salto indietro.

Pearl Harbor, 7 dicembre 1941.

Tra i partecipanti alla realizzazione della bomba atomica possiamo ricordare 13 Premi Nobel, 4 Premi Wolf e 5 Premi Fermi.
Le migliori menti della loro epoca, tutte insieme in un unico progetto, monumentale, smisurato, senza eguali né precedenti che, invece di rendere migliore la vita di chi è in tutto e per tutto simile a noi e di migliorare il posto che tutti condividiamo, la Terra, le ha inflitto una cicatrice esiziale ed infetta.

"In un certo senso basilare che nessuna volgarità, umorismo o esagerazione possono dissolvere, i fisici hanno conosciuto il peccato; e questa è una conoscenza che non si può perdere."

Oppeheimer, pioniere del progetto Manhattan, presa coscienza del grave gesto compiuto si definisce "Morte", "distruttore di mondi".
Quanto bene si sarebbe potuto compiere con così tanta intelligenza, vivacità, intuizione.
Eppure ci siamo così tanto abituati alla violenza, al sangue, all'orrore, che fino a quando la cosa non ci si schianta addosso come uno smisurato macigno non ce ne rendiamo conto.
Ogni giorno su quanta sofferenza in luoghi più o meno lontani da noi siamo pronti a distogliere lo sguardo per non costringerci a riflettere, a giudicare, a prendere posizione?

Bertolt Brecht scriveva:

"Quello che succede ogni giorno non trovatelo naturale. Di nulla sia detto: "è naturale" in questi tempi di sanguinoso smarrimento, ordinato disordine, pianificato arbitrio, disumana umanità, così che nulla valga come cosa immutabile".

Niente è immutabile, e se la bomba atomica offre un esempio di come l'uomo sia asservito ad interessi che dell'umana tenerezza non conservano nulla, ciò che di più è deleterio di fronte a fatti di così tanto raccapriccio è cedere alla tentazione di generalizzare.

Non tutti gli islamici sono terroristi.
Non tutti gli uomini sono cattivi.
Non tutta la scienza è volta a distruggere.

Come iridescente esempio di tutto questo avrei piacere di ricordare Linus Pauling.

Premio Nobel per la Chimica e per la Pace, scienziato brillante, attivista.
Oppheneimer, conscio della genialità del chimico statunitense, lo invita a partecipare al progetto Manhattan, ricevendo però un lucido e lungimirante rifiuto da chi, gli esiti e le conseguenze, riusciva nitidamente a vederli.
Pauling credeva fermamente nella pericolosità, nella gravosità delle azioni di chi possiede le conoscenze e i mezzi per cambiare gli esiti del destino di tutti.
Firma il manifesto per il disarmo nucleare Russel-Einstein, si vede negata dal governo degli Stati Uniti la possibilità di possedere un passaporto e poter viaggiare a causa delle sue azzardate convinzioni politiche.
Il comitato del Premio Nobel assegna a Pauling il riconoscimento per la pace, sottolineando che «Linus Carl Pauling sin dal 1946» si era «prodigato incessantemente non solo contro i test di armi nucleari, non solo contro l'estensione di questi armamenti, non solo contro il loro uso, ma contro tutta la guerra come mezzo di soluzione di conflitti internazionali».

Ma Linus Pauling non è solo uomo di mille impegni civili, politici, umanitari, egli ha devoluto la sua vita alla ricerca scientifica.
Linus Pauling si dedicò alla biologia, alla chimica, introdusse il celebre concetto di elettronegatività, fu tra i primi a mettere luce sulla genetica molecolare, sul DNA, approfondì per mezzo di studi sulla meccanica quantistica quali forze regolino i legami chimici mettendo chiarezza su un rivoluzionario concetto come la sovrapposizione tra gli orbitali.
Non limitandosi al concetto dei legami semplici a lui si devono il concetto di ibridazione tra gli orbitali e quello di risonanza.
La Forza di quest'uomo, che di ordinario non aveva assolutamente nulla, è lo sforzo limpido di giustificare ogni sua coraggiosa teoria per mezzo di uno strumento potente come la novella meccanica quantistica, fornendo spiegazioni pratiche, utili alla chimica e alla biologia più radicate.
La capacità di vedere lontano, individuare i nessi fondendo e rendendo alleate discipline tra loro distanti è la sua più grandiosa potenza; attraverso un connubio geniale di biologia e chimica riuscì ad analizzare le strutture degli amminoacidi e del legame peptidico, base di tutto ciò di cui la vita è fatta e di cui è ammalata, dimostrando per la prima volta, attraverso lo studio dell'anemia falciforme, che la causa della malattia fosse nella presenza di una proteina anomala, una mutazione puntiforme del gene della catena β dell'emoglobina, comprendendo causa ed effetto della malattia non dà un'analisi sintomatologica, ma ben più acuta: quella molecolare.

Fisici Senza Palestra vorrebbe cercare di dare un po' di luce in questo buio giorno di lutto, di sommesso dolore attraverso una figura di speranza e di genio perché, se abbiamo perso la Bastiglia, abbiamo pur sempre "il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me" per dirla con le parole di chi, d'illuminismo ne sa sicuramente di più.

«Si dice talvolta che la scienza non ha niente a che fare con la morale: è sbagliato. La scienza è la ricerca della verità lo sforzo di comprendere il mondo, e comporta il rifiuto di divieti, dogmi, rivelazioni, ma non il rifiuto della moralità. La scienza non è una gara in cui uno cerca di sconfiggere il concorrente, di arrecare danno agli altri. Bisogna trasferire lo spirito della scienza negli affari internazionali per indurli a cercare una soluzione».

Linus Pauling

Copertina di incisioniafuoco.

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