Chimica

Ulisse all'arrembaggio, svariona l'equipaggio! (La chimica dei lotofagi)

“Costoro partirono e subito furono in mezzo ai Lotofagi.
Non meditavano la morte ai nostri compagni,
i Lotofagi, ma diedero loro da mangiare del loto.
E chi fra di loro gustava il dolcissimo frutto
Non aveva più voglia di annunziare e tornare, ma tra i Lotofagi preferiva restare
a cibarsi di loto scordando il ritorno.
A forza li ricondussi piangenti
Alle cave navi legandoli sotto i bagli”

(Omero, Odissea, IX, 82-90)

Ebbene Billy, ti starai chiedendo che lingua sia questa, so benissimo che è così, quindi ti parafraserò il tutto.

Ulisse durante la sua crociera sul Mar Mediterraneo decise un giorno ti fare tappa in Sicilia, sai bene perfino tu che era un tipo curioso, e moriva dalla voglia di assaporare uno di quei così famosi cannoli.
Il nostro marinaio era parecchio carismatico, ci sapeva fare insomma, ed immediatamente riuscì a farsi offrire il pranzo dagli abitanti del luogo. Unico problema fu che gli ospitali siciliani non  avevano affatto un’alimentazione variegata, si nutrivano invece di un unico alimento, niente a che vedere con i cannoli di ricotta tanto agognati dal nostro protagonista.
La popolazione in cui si era imbattuto era quella dei Lotofagi, i quali si nutrivano appunto esclusivamente del dolce frutto del loto.

L’eroe greco si era in effetti accorto che i suoi convitali non erano proprio gente sveglia, e quando capì che la loro vivanda faceva perdere la memoria, per evitare di fare il viaggio di ritorno tutto solo spinse subito l’intero equipaggio sulla nave e riprese la rotta!

Probabilmente con il termine lotós, magico frutto che indurrebbe all’oblio, Omero voleva soltanto simboleggiare un cibo magico in un mondo quasi onirico.

Non poniamoci allora troppi quesiti a riguardo poiché la vera domanda è:
perché mai mangiare un frutto dovrebbe causare qualcosa di simile?

Per anni ci si è domandati quale fosse la magia che si celasse dietro le amnesie dei Lotofagi. Si è pensato a sostanze narcotiche, ad oppiacei, tuttavia ad oggi l’ipotesi che pare più plausibile è che il loto di cui parla Omero sia proprio lo Zizyphus lotus, un giuggiolo selvatico, e che il suo incantesimo fosse indotto soltanto dalla bevanda alcolica che si può preparare coi frutti del giuggiolo.

L’immaginario comune di NOI DOTTI ED ECCELSI LETTERATI è sempre stato permeato dall’immagine di un popolo incantato, estasiato dalla suggestione di un arcaico paradiso artificiale.

La verità è invece che i nostri amici Siciliani erano una dozzina di ubriachi che speravano di trovare dei nuovi compagni nella ciurma greca inneggiando: “ Bevilo tutto, tutto tutto.”

Billy non hai sentito mai il detto “ andare in brodo di giuggiole “ ?
Ma sì che lo hai sentito! Ora però potrai dire di comprenderlo a pieno! Il detto infatti si riferisce al contenuto zuccherino del famigerato Zizyphus! Questo viene infatti fatto macerare in un processo particolare che dura ben tre anni!

Ma adesso ci resta da capire:

Cosa ha a che fare lo zucchero con le sbornie omeriche dall’autore mascherate come sognanti perdite di senno?

Il glucosio si trova alla base di un (per noi tutti magico) ciclo naturale, la fermentazione alcolica, che avviene in circa trenta (milioni di biliardi! di) reazioni successive.

La formula generale che sintetizza la formazione di etanolo e anidride carbonica a partire dal glucosio è quella del chimico-fisico francese Joseph Louis Gay-Lussac:

C6H12O6 → 2 CH3CH2OH + 2 CO2

La nostra cara amica Wikipedia direbbe che

"La fermentazione alcolica è una forma di metabolismo energetico che avviene in alcuni lieviti in assenza di ossigeno.”

Ed è proprio per far avvenire le reazioni in assenza di ossigeno che si sono sempre utilizzate delle simpatiche botti!

La fermentazione si svolge in due fasi.

Nella prima il lievito scinde, tramite l'enzima invertasi, gli zuccheri complessi (disaccaridi, come il saccarosio), mentre nella seconda avviene la formazione di etanolo (o alcol etilico, che è quello che ci interessa veramente!) a partire dagli zuccheri semplici.

Nella seconda fase si verifica la glicolisi: la molecola di glucosio, difosforilata da due molecole di ATP, si scinde in due molecole di acido piruvico. L'assenza di ossigeno impedisce poi il verificarsi del normale ciclo di Krebs e della respirazione cellulare aerobica implicante il trasferimento di protoni attraverso la membrana mitocondriale interna; è per tale ragione che la cellula passa ai processi caratteristici della fermentazione.

L'acido viene privato di una molecola di anidride carbonica (liberata nell'ambiente extra cellulare) per formare come prodotto intermedio l'aldeide acetica, estremamente velenosa, velenosissima! Questa viene infine arricchita di due ioni idrogeno, la cellula ricarica così le molecole di NAD e forma, in qualità di sottoprodotto: l’etanolo (Sììììììììì!).

Morale della favola, Billy?

Meglio perdere la memoria con un buon vino in una botte (piccola) di legno che con un vino di produzione industriale che contiene tracce di dietiletere (male!) e acido benzoico (malissimo!).

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