Filosofia

Uno scontro con il passato: la rivoluzione scientifica

Tra il XV e il XVI secolo, il mondo è spettatore di un vero e proprio rinnovamento storico e culturale: la rivoluzione scientifica. Il solo termine “rivoluzione” rimarca l’importanza storica di questo particolare periodo: se da un lato il sostantivo ha un profondo significato politico (indica un movimento, in cui sono insite nuove idee, che rappresenta dunque un forte cambiamento: per esempio, la rivoluzione francese), dall’altro il termine è associato al moto di un corpo lungo una particolare orbita (per esempio, il moto di rivoluzione terrestre).

Spesso, però, la parola è utilizzata con un’accezione negativa, perché implica logicamente anche i concetti di “insurrezione”, “ribellione” e “rivolta”. In un certo senso, infatti, anche la rivoluzione scientifica ha un legame con questi termini: la pubblicazione nel 1543 di “De Rivolutionibus Orbium Caelestium” (che è nell'immagine in copertina dell'articolo) dello scienziato polacco Niccolò Copernico, infatti, scatena una fervida e accesa contro-rivoluzione da parte della Chiesa Cattolica che, guidata da Paolo III (il Papa del Concilio di Trento del 1545-1563, durante il quale si gettano le basi per la “Controriforma”, volta a contrastare le idee religiose di Lutero e Calvino), si oppone violentemente alla nuova dottrina filosofico-scientifica.

Sebbene la rivoluzione scientifica abbia causato un notevole sconforto tra gli intellettuali del 1500 e 1600, specialmente tra quelli filo-cattolici, sarebbe erroneo considerarla un movimento esplicito, diretto e violento: infatti, è difficile ricondurla a cause di tipo economico o sociale; il motivo più plausibile di questo rinnovamento va piuttosto ricercato nel forte desiderio di libertà scientifica. Negli ambienti intellettuali e scientifici, infatti, vi era una condivisa e sentita necessità di svincolarsi dalle vecchie concezioni scientifiche (per lo più di matrice aristotelica) per favorire una scienza più legata alla realtà fisica e all’esperienza, cancellando con decisione ogni elemento magico o divino. Con la rivoluzione scientifica,  dunque, scompare il concetto di “segretezza” (tipico della magia e della stregoneria): gli scienziati non sono maghi che condividono la loro conoscenza (o presunta tale) con pochi eletti, al fine di evitare suoi usi scorretti, ma sono uomini al servizio dell’intera umanità. Solamente attraverso una scienza “pubblica”, infatti, è possibile garantire un progresso positivo per il mondo.

Alla luce di queste considerazioni, la rivoluzione scientifica può essere considerata un primo passo verso la fondazione di una scienza moderna. Grazie a questo rinnovamento, infatti, non solo sono state messe in crisi ma sono anche definitivamente crollate le teorie filosofico-scientifiche che per due millenni sono state un importante punto di riferimento per gli uomini.

L’epicentro di questa “crisi di ideali” si localizza in particolar modo nel campo dell’astronomia dove Copernico, Keplero e Newton attaccano violentemente il sistema geocentrico descritto da Aristotele e ripreso da Tolomeo nel II secolo dopo Cristo. I presupposti intoccabili della teoria geocentrica, sostituita con una visione meno “egocentrica”, chiamata eliocentrica (il sole al centro dell’universo), sono principalmente due: in primo luogo i moti dei pianeti sonodescritti come moti circolari (il cerchio è un simbolo di perfezione, fin dai tempi dei filosofi greci) e, in seconda battuta, la terra viene considerata come un corpo immobile al centro di un universo, visto come una grande sfera finita e limitata – dunque perfetta - nel quale il sole le ruota attorno. Gli aristotelici, inoltre, erano convinti che vi fosse una netta distinzione tra due realtà fisiche: quella terrestre, definita anche sublunare, caratterizzata da moti non circolari e da continue generazioni e corruzioni di corpi, e la realtà celeste, descritta come un mondo
“perfetto”.

Una delle peculiarità di questo modello è il forte antropocentrismo (in questo senso il sistema può essere anche definito “egocentrico”); la posizione fisica della terra, posta al centro dell’universo, assume anche un forte significato metafisico: infatti, esprime la dignità e la grandezza dell'uomo, echi di una visione antropocentrica del cosmo. I motivi che spingono Aristotele (e poi Tolomeo) a elaborare una teoria nella quale la terra fosse immobile sono probabilmente due: in primo luogo, il buon senso comune e, inoltre, una considerazione matematica. Se da un lato è molto difficile concepire la terra come un corpo in moto, poiché non si avverte alcun movimento, dall’altro essa è necessariamente in quiete,
poiché centro di una sfera limitata e finita.

Nel corso del Medioevo questa concezione diventa l’unico punto di riferimento in campo scientifico: le teorie aristoteliche e tolemaiche, infatti, trovano un’importante conferma in un passo della Bibbia (da Giosuè: “Quel giorno, quando il Signore diede a Israele la vittoria sugli Amorrei, Giosuè pregò il Signore e gridò alla presenza di tutti gli Israeliti: ‘Sole, fermati su Gabaon! e tu, luna, sulla valle di Aialon!’ E il sole si fermò”).

Queste ragioni spiegano dunque il motivo per cui il “De revolutionibus orbium caelestium”, contenente le prime basi della teoria eliocentrica, scatena un fortissimo scandalo, soprattutto negli ambienti cattolici: per la prima volta le due autorità, che per millenni erano considerate intoccabili, sono messe in crisi; la Bibbia era, ed è ancora oggi, il fulcro attorno al quale ruota il Cristianesimo, mentre Aristotele era considerato il massimo esponente del pensiero umano (nel 1500 era ancora in voga il detto “ipse dixit”).

L’opera di Copernico contiene almeno sette assiomi, che possono essere considerati la base della nuova astronomia:

  1. l’universo non è una grande sfera omocentrica
  2. il centro della terra non è il centro dell’universo ma è “centro di gravità”
  3. tutte le sfere ruotano attorno al sole, al quale è vicino il centro dell’universo
  4. la distanza tra sole e terra è trascurabile rispetto al raggio che unisce il sole al “cielo delle stelle fisse” (ultimo guscio del sistema di sfere descritto da Aristotele)
  5. il movimento delle stelle fisse (costellazioni) derivano dal moto terrestre. La terra, infatti, ha un moto diurno di rotazione attorno al proprio asse
  6. la terra compie un moto di rivoluzione attorno al sole
  7. i moti retrogradi dei pianeti derivano dal moto della terra.

Vi è dunque un radicale cambiamento del punto di vista: l’osservatore (in generale, da un punto di vista filosofico, l’uomo) non è più immobile al centro della terra ma è in continuo movimento su di essa. Nonostante questo profondo cambiamento, però, Copernico riprende anche alcuni elementi tradizionali:

  1. le stelle sono materiali
  2. l’universo è considerato una grande sfera finita
  3. i moti celesti sono moti circolari uniformi.

Nel 1600, lo scienziato Keplero dà un ulteriore contributo alla “nuova astronomia”. Nel 1609, infatti, viene pubblicato “Astronomia nova”, nel quale sono contenute le tre celebri “leggi di Keplero”:

  1. i pianeti si muovono su orbite ellittiche di cui il sole occupa uno dei due fuochi
  2. i pianeti spaziano aree uguali in tempi uguali
  3. il rapporto tra il quadrato dei diversi periodi ed il cubo delle corrispondenti distanze medie dal sole è costante:
    .

Infine, la celebre legge della gravitazione universale di Newton, insieme con il metodo scientifico e le altre novità portate da Galileo Galilei, completa il processo di rivoluzione scientifica. Tra il 1500 e il 1600 si assiste dunque ad un forte cambiamento: si passa dalla scienza medievale, dominata dalla concezione aristotelica della scienza, qualitativa e finalistica, ad una scienza moderna e meccanicistica, basata su un’attenta osservazioni della realtà empirica e sulla ricerca di cause efficienti. Per la prima volta, la matematica è usata in modo massiccio nello studio della natura: gli scienziati, infatti, comprendono l’importanza degli aspetti quantitativi e misurabili della realtà fisica. Inoltre, cade il concetto di “fine”: nella visione cristiana Dio è il “fine ultimo” a cui tutto tende mentre per Aristotele il fine è intrinseco alla natura. Infine, mentre nella scienza medievale i cinque sensi erano gli unici mezzi che l’uomo aveva a disposizione per la ricerca e l’indagine, nel XVI secolo si cominciano ad usare degli strumenti (ad esempio il celebre cannocchiale) come ausilio ai cinque sensi.

La mentalità razionale e moderna nata con la rivoluzione scientifica ha notevoli riflessi anche sugli studi relativi al comportamento dell'uomo e alle sue idee. Ad essa, infatti, segue il ovimento culturale dell’Illuminismo, nel quale vi è il trionfo dei “lumi della ragione”.  Scienziati e filosofi dell'epoca contrapposero la ragione, la libertà e la tolleranza all'autoritarismo dei secoli precedenti.

Con l'affermarsi della nuova fisica, prende piede una nuova visione del mondo, definita "meccanicismo". Il termine designa la concezione del mondo predominante nella cultura seicentesca, che assunse la "macchina" a modello di spiegazione di tutta la realtà fisica. Nonostante la rivoluzione scientifica abbia rappresentato un grave momento di crisi di ideali e un crollo dei punti di riferimento, essa può essere considerata un passo fondamentale per il pensiero dell’uomo e per la scienza.

La scienza, infatti, diventa un valido strumento a sostegno dell’uomo, che, grazie ad essa, può progredire e migliorare la propria esistenza.

Vi lascio uno spettacolo di Marco Paolini, ITIS Galileo, in cui questo uomo geniale racconta la storia di Galileo in un modo davvero unico. Se avete tempo da perdere, non perdetevi questa chicca.

 

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